lunedì 23 marzo 2015

2015, Il rapporto Bocca e Mano uguale Cavallo e Cavaliere – Preda e Predatore - Equitazione Classica e Naturale Bitless. (By Daniele Gagliardi)

2015, Il rapporto Bocca e Mano uguale Cavallo e Cavaliere – Preda e Predatore - Equitazione Classica e Naturale Bitless. (By Daniele Gagliardi)

(N.B. Continuazione dell’articolo Morso e Salivazione http://equifare.blogspot.it/2015/03/2015-morso-e-salivazione-by-daniele.html )



Quindi il morso in definitiva non è nient’altro che un “aiuto”,  ovvero uno strumento, o meglio un pezzo di equipaggiamento, che mette in comunicazione la bocca del cavallo con la mano del cavaliere. Pertanto, più questa sarà forte tanto più sarà negativa l’interferenza con le normali funzioni fisiologiche di bocca, faringe, vie aeree superiori ed inferiori ma, soprattutto sulle già inveterate pressioni psicologiche, come sopportazione, stoicità ed equilibrio costante, sulle quali si basa il rapporto di gregarietà e reciproca convivenza tra cavallo e cavaliere, tra preda e predatore.


L’azione di tirare le redini, abbiamo visto, provoca una sorta di sollecitazione dolorifica nella bocca dalla quale il cavallo cerca di sottrarsi assumendo atteggiamenti del corpo che noi finiamo per sfruttare al nostro meglio, traducendoli in movimenti desiderati e che, solo successivamente, tramite le metodiche di affievolimento, finiscono  più o meno per cementare l’intesa tra due esseri viventi che, pur così differenti tra di loro, cercano da sempre e con risultati di epoca in epoca spesso diversi, di condividere la voglia di costruire un tutt’uno: il così tanto sospirato, ambito e vantato “binomio”.


Sembra ormai assodato, per molti e per fortuna, quanto ogni tipo di relazione fruttuosa, serena e duratura tra uomo e cavallo, debba essere fondata su solide basi di credibilità scaturita da azioni gentili ma ferme e di considerazione empatica del suo stato naturale di preda ma soprattutto di  individuo gregario. Inoltre, dovrà essere costruita sul rispetto del riconoscimento della dominanza che scaturisce e matura duplicando e copiando la comunicazione non verbale del linguaggio equino. Siamo o non siamo gli esseri viventi superiori al vertice della scala evolutiva? 


Tocca a noi quindi diventare poliglotti, non credete?! L’alternativa è aspettare un google-traduttore visto che qualche “app” già esiste!!

Tornando a noi ritengo sia irragionevole che una relazione efficace e duratura tra individui anche se di specie così diversa (e non mi riferisco a uomini e donne) possa essere basata e mantenuta su sfiducia, paura e sofferenza quali soli ingredienti di qualità. Inappropriato ed obsoleto è inoltre credere che sia il cavallo a dover comprendere ed interpretare il nostro linguaggio verbale e comportamentale, che tanto spesso crea problemi anche tra noi umani stessi. A tal proposito, se vi va, potrete gustarvi questo video su you-tube di D. Morris, comportamentalista di fama mondiale, sulla comunicazione umana non verbale,
purtroppo per mia colpa in versione originale in lingua
  
http://youtu.be/EHOdJ0qlavQ
  
Sulla base di quanto fin qui detto può mai essere cosi gratificante imparare, piacevole credere e confortevole obbedire?!


Allorquando insistiamo o ricadiamo nel voler comunicare con i cavalli come con qualsivoglia altro nostro simile, l’unico risultato che otteniamo è quello di confonderli, imbarazzarli e spaventarli, creando inoltre solo condizioni di stress e conseguenti problematiche ad esso correlate. Essi finiscono per dimostrare il loro disconfort ed il loro malessere reagendo di istinto in modo variabile ma correlato direttamente alle loro particolarità caratteriali e al loro temperamento individuale, proprio come noi umani, ma nel loro linguaggio, che prevalentemente è comportamentale e istintivo più che verbale.

Un cavallo mostra il suo disconfort e il suo disappunto senza pianti né lamenti, ma tramite una serie di atteggiamenti comportamentali e mimici tipici di un animale predato. Sarà quindi sempre  reattivo e sensibile all’ambiente che lo circonda, conservando i suoi riflessi istintivi tipici, che mostrerà tramite un più o meno elevato grado di reattività in dipendenza dal suo proprio carattere,  ma soprattutto anche come conseguenza dalle esperienze acquisite durante la sua vita di relazione.  

Essendo un animale dotato di una estrema sensibilità, conseguenza di una bassissima soglia dolorifica, quando inizia ad avvertire paura di qualcosa in generale o che ritiene possibile causa di dolore, od ancor più ad avvertire dolore, reagisce prontamente ed istintivamente tramite il meccanismo delle tre “F” (Fly, Fight, Freeze). Questi tre atteggiamenti comportamentali posso essere anche eccessivamente scenici, violenti e pericolosi, ma più spesso sono sottili e appena accennati, parziali, inattesi e localizzati ad alcune parti del corpo come i muscoli mimici della testa, ma pur sempre validi indicatori di malessere psicofisico e stress. (segue immagine01) 



Dobbiamo quindi imparare a comprendere anche questo linguaggio fatto di sottilissimi segni, che spesso si traducono più in sensazioni che in certezze, per poter essere davvero leader del binomio ed attuare, in prevenzione, tutte le strategie necessarie al mantenimento di quel tanto agognato stato di benessere che è alla base di qualsiasi risultato sportivo agonistico di livello e che soprattutto lo rende non unico ma ripetibile. Beati… e non me ne vogliano, tutti coloro i quali che per controllare lo stato di benessere di qualcuno applicano check-list! Ciò che possiamo fare in aggiunta e in linea con i tempi (…e non ho detto “essere fashion”) è scaricarci la App per Android, che trovate allegata, frutto di una collaborazione tra colleghi Italiani ed Esteri basata su evidenze scientifiche che trovo interessante, comparativa, fotografica e facile da usare anche per “dinosauri 2.0”…. io intanto l’ho fatto, e voi?

Ma quindi davvero il morso deve far riflettere su tutte queste cose? Può davvero essere la causa di malessere se posizionato in bocca e usato irresponsabilmente come mezzo di comunicazione? Molto di più!! Oggi sta per scoppiare, se già non è in atto, una vera e propria guerra tra sostenitori dell’Equitazione Classica e di quella “Naturale Bitless & Barefoot”. 

Quindi, come in tutti i momenti bellicosi, è prima di tutto meglio prendere posizioni diplomatiche, non alimentando i fuochi di guerra, ma riflettendo e comprendendo le verità delle parti ed i rispettivi limiti per tentare, gioco facile fortunatamente nel nostro caso, di tener fuori dalla lotta chi vi finisce per esserne coinvolto suo malgrado. Anche se poi si scende in campo “spada in resta” come nelle migliori tradizioni di Cavalleria. Alla prossima!!

Daniele Gagliardi         
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