domenica 23 novembre 2014

Ciao Papà, Perdono, Scusa, Grazie, Ti Voglio Bene. E sii felice lassù in Cielo!

Ciao Papà, Perdono, Scusa, Grazie, Ti Voglio Bene. E sii felice lassù in Cielo!

Un giorno, tanti anni fa,  un padre spirituale volle che imparassi a dire questo, a prescindere da tutto e da quando l'avrei detto:

Caro Papa,
Perdonami se non sono riuscito a trasmetterti tutta la mia energia fino alla fine.
Scusa la mia debolezza.
Grazie per avermi dimostrato la tua voglia di farmi stare con te.
Ti vorrò sempre un mondo di bene.

Poi  mi raccontò che prima che la cicogna
porta un bimbo sulla terra, le anime dei genitori e del bimbo si incontrano e stipulano un contratto. Su questo contratto c'é scritto tutto quello che avverrà nella vita di entrambi: i momenti facili ed i momenti difficili, quando e come si festeggerà così come si litigherà e cosa avverrà in questi ultimi casi. Su questo contratto, mi diceva, c'é scritto quali sono i ruoli e quali sono i compiti di entrambi, genitori e figli, e con che severità o che leggerezza devono essere svolti. C'é scritto che tutto quello che avverrà sarà sempre stao il frutto di una scelta comune e di una responsabilità condivisa, allo stesso modo i si ed i no, i permessi e le proibizioni. Concludeva dicendo: solo quando avrai concordato e firmato quali e come saranno i momenti di dolore, allora la cicogna ti porterà sulla terra e ti farà nascere! E Papà ha rispettato il contratto insegnandomi a vivere ed addestrandomi alle difficoltà ed ai momenti difficili, così come con lui così come nella vita.
Quando Papà giocava a carte o a scacchi, diceva sempre "pensa a come giochi, non giocare la mia partita, gioca la tua!" E Papà era burbero nella vita, burbero buono, ma in realtà giocava la sua partita: ero io che dovevo capire dove voleva arrivare. C'era chi ci cascava e chi no, chi capiva quand'era il momento e chi no, chi lo lasciava fare da subito o chi costringeva Papà a strillare ed a litigare addirittura. E mentre chi c'era chi si giocava la sua partita, Papà a Mamma, mio fratello, a me e a tutti gli altri.
Ma quei litigi non duravano mai a lungo, c'era sempre un pretesto per tornare a dialogare. Quando capitava con me, era perchè doveva rispettare il contratto, il ruolo, mi doveva addestrare alla vita e mi doveva educare. Quando scelsi di fare il medico, lui era già bravo come tale ed io sapevo che non sarei mai diventato bravo come lui e che provare  a farlo era una sfida improba per me. Nonostante questo, mi sfidava e metteva sempre a dura prova quello che sapevo fare, perché sapeva che un giorno avrebbe voluto che fossi io il suo medico. Papà ha rispettato il contratto fino in fondo, quando ha voluto sperimentare il mio affetto per lui fino alla fine, mettendomi alla prova sia come figlio che come medico: fino all'ultimo!
Quando si è spento, mi sono ricordato di un sacerdote indonesiano, il quale mi aveva raccontato che se si piange un defunto, le lacrime trattengono la sua anima sulla terra e questa non raggiungerà mai il cielo ed il paradiso. E chiese a chi lo ascoltasse: è questo ciò che vogliamo? Invece, cosa bisogna fare affinché l'anima raggiunga il cielo ed il paradiso? E disse  "Grida un alleluja forte, che spinga la sua anima fino al cielo": ALLELUJA, PAPÀ! E sii felice lassù n Cielo!
                                         
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